Nelle ultime ore un cambiamento parziale degli accordi di utilizzo di Unity ha scatenato il proverbiale vespaio. La casa madre del motore di gioco infatti, ha modificato la politica in merito alle installazioni, che ora richiedono una “tassa” per ogni utente che provvede ad installare un titolo che sfrutta tale engine.
In un primo momento questo pagamento era identificabile in 20 centesimi di dollaro dopo aver raggiunto i 200.000 download o i 200.000 dollari di ricavi, ma il sistema non teneva conto del numero di installazioni. Se ad esempio un utente si trovava a scaricare tre volte il gioco, lo sviluppatore avrebbe dovuto versare 60 centesimi. Questa politica ha naturalmente scatenato l’ira degli studi, il che ha costretto Unity ad organizzare un meeting di emergenza al fine di arginare l’onda di furia.
Secondo quanto emerge, la nuova decisione presa richiede il pagamento di una sola installazione ad utente, con la tassa che quindi rimane ancora perfettamente attiva, anche se limitata.
Just as a note, gamers, the Unity changes mean the following for you:
– Demos are now risky to devs
– DRM-free games are now risky to devs
– Bundles are now risky to devs
– Giveaways are now risky to devs
– Updates are now risky to devs
– Multi-device users are now risky to devs— Rami Ismail (رامي) (@tha_rami) September 12, 2023
La misura è ovviamente ancora vista malissimo dagli sviluppatori (soprattutto quelli Indie), che non trovano assolutamente giustificata l’immissione di questo dazio, a maggior ragione con altri motori di gioco completamente gratuiti (come l’Unreal Engine, ad esempio).
Non ci resta altro da fare che attendere ulteriori aggiornamenti in merito, che potrebbero, tra le altre cose, modificare sensibilmente il modus operandi degli studi più piccoli.
Scrivi un commento