Da poche ore, Ubisoft ha finalmente svelato una cosa che, in realtà, già sapevamo da tempo: il prossimo capitolo della sua più celebre serie porterà i giocatori a solcare i mari in compagnia dei guerrieri vichinghi.
Assassin’s Creed: Valhalla, questo il nome del gioco, è già uno dei titoli più attesi di questo 2020, non solo perché riporterà in scena la serie dopo le ottime – ma non da tutti apprezzate – esperienze di Origins e Odyssey che hanno reinventato il franchise, ma anche perché, forte della deriva molto più fantasy degli ultimi anni rispetto a prima, è chiaro che conterrà più di un riferimento alla maestosa mitologia norrena.
E dunque, in attesa del reveal trailer che sarà presentato oggi (qui i dettagli), vogliamo proprio parlare di questa mitologia e di un dettaglio in particolare: che cos’è il Valhalla? È un nome che molti conoscono bene, mentre ad altri magari dice poco. Sappiate che, in poche parole, si tratta di uno dei luoghi più sacri e importanti per le leggende dei vichinghi, la sala degli eroi. Ve ne parliamo brevemente qui di seguito, raccontandovi non solo qualche storia sulla mitologia norrena ma anche l’influenza che il Valhalla e le storie di Odino, Thor e Loki hanno avuto sulla cultura di massa negli ultimi anni, in un mondo che si sta scoprendo sempre più appassionato delle leggende del Nord Europa.
IL LUOGO DEGLI EROI
La radice etimologica del nome Valhalla è ancora oggi oggetto di dibattito tra gli esperti. Composto dalle parole valr (massacro, carneficina, campo di battaglia) e höll (sala), secondo alcuni studiosi le radici del concetto di Valhalla derivano dalla credenza di alcune popolazioni scandinave secondo cui le montagne erano il luogo nel quale riposavano i morti. Alcune cime delle catene montuose in Svezia, infatti, venivano proprio identificate con il nome di Valhalla, tanto che l’etimologia della parola potrebbe anche essere legata alla parola hallr, che significa roccia.
Come ben sappiamo, però, le credenze cambiano, si evolvono e da semplice storia diventano leggenda. Fu così che, all’interno dei grandi racconti della mitologia norrena, il Valhalla diventa un luogo ben preciso e legato ad Asgard, la dimora degli dèi e la casa di Odino, il Padre di tutte le divinità. Non è la prima volta che parliamo del pantheon norreno qui, sulle pagine di Uagna.it. Circa un paio di anni fa, in occasione del lancio del maestoso God of War che con il futuro Assassin’s Creed condivide proprio il setting storico-culturale, avevamo proposto una veloce panoramica sull’intricata e affascinante mitologia delle popolazioni del Nord Europa, tra Yggdrasil, Mjolnir, Miðgarðsormr e altri personaggi, mondi ed elementi che ancora oggi caratterizzano l’immaginario collettivo di queste leggende. Ve la lasciamo qui, nel caso la vogliate recuperare.
In quell’occasione, però, non approfondimmo più di tanto il concetto di Valhalla, uno dei luoghi però ritenuti più importanti all’interno dei Nove Regni della mitologia norrena. A differenza di Jotunheimr, Midgard e altri regni, il Valhalla non era un mondo, bensì un luogo ben preciso. Una maestosa sala posta nella dimora di Odino, ad Asgard, che accoglieva tutti i valorosi guerrieri vichinghi morti gloriosamente in battaglia. Nella mitologia delle popolazioni del Nord Europa, infatti, il Valhalla veniva descritto come una sorta di premio ultraterreno, un “paradiso” per così dire, il luogo nel quale un valoroso guerriero che si sarebbe distinto in battaglia avrebbe potuto accedere con il favore del grande Padre degli dèi. Un incentivo, insomma, per convincere uomini e donne della cultura vichinga a dare tutto per la gloria del popolo, anche a costo di perire in battaglia. Una gloriosa morte poteva significare sedersi direttamente alla tavola di Odino.
Descritta come un lussureggiante e favoloso luogo, con un soffitto ornato di scudi d’oro e dominato dal Glasir, l’albero dalle foglie dorate che custodiva l’ingresso della sala, il Valhalla era il sogno proibito di ogni guerriero vichingo, ma non tutti coloro che perivano in battaglia erano lì destinati. Tutta ciò che era stato fatto in vita andava a confluire nel destino finale, comandato dallo stesso Odino: era infatti il Padre di tutti gli dèi a scegliere chi sarebbe stato degno di sedere alla tavola del Valhalla e coloro invece, periti pur sempre in battaglia ma che vengono descritti come “stanchi del mondo terreno” nella Egils saga Skallagrímssonar, che venivano destinati al campo Fólkvangr, guidato dalla dea Asi Freia.
Sebbene anche Freia e il suo esercito di morti siano importanti in alcune storie perdute della mitologia norrena, è sicuramente il Valhalla il luogo in cui riposano gli eroi caduti in battaglia più riconosciuto tra tutti. Questo perché il significato del Valhalla non era solamente quello di una gloriosa sala con una tavola bandita di ogni cibo e bevanda per premiare l’eroe caduto in battaglia, ma anche un luogo di attesa per tutti i morti in attesa del momento in cui Odino li avrebbe chiamati a sé per la grande guerra finale. Nelle leggende nordiche, infatti, il mondo è sotto la perenne minaccia del Ragnarok, la battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle delle tenebre e del caos. Scatenato dalla furia del demone Surtr, il Ragnarok scatenerà la furia dei giganti di fuoco di Muspellsheimr sul Bifrost di Asgard, e questo darà il via alla grande battaglia che decreterà la fine del mondo come lo conosciamo. In quel momento, il dio guardiano Heimdall, soffiando nel suo corno Gjallarhorn, richiamerà e convocherà le forze di Asgard per scendere in guerra, facendo inoltre riemergere dal Valhalla tutti gli eroi ormai sazi e pronti a cercare nuova gloria.
IL VALHALLA NELLA CULTURA DI MASSA
Allo stesso modo della cultura e di gran parte della mitologia norrena, anche il Valhalla è stato più volte nel tempo fonte di ispirazione per la letteratura, il cinema, i fumetti e naturalmente anche i videogiochi. Il primo pensiero di tutti coloro che ci leggono abitualmente va probabilmente a God of War, lo straordinario reboot del franchise “greco” di Sony Santa Monica che sposta l’attenzione sul Nord Europa e introduce Yggdrasil, i Nove Regni e i grandi protagonisti delle storie dei Vichinghi, con più di un accenno a quella misteriosa sala degli eroi di Asgard, chiamata Valhalla, che però non è visibile direttamente in gioco. Per ora, almeno. Perché una visitina nella casa di Odino, nel prossimo capitolo della serie, potrebbe essere in programma.
E se la Marvel Comics ha ovviamente fatto suo il concetto di Valhalla con l’introduzione dell’universo narrativo di Thor, che riproduce fedelmente l’essenza della sala degli eroi dela mitologia norrena, anche Carl Barks, l’indimenticabile autore Disney scomparso negli anni ’90, decise di rivisitarne il concetto per una sua storia a fumetti. Nel 1961, sulle pagine di Uncle Scrooge #34, esordì infatti Zio Paperone e il Valhalla cosmico, una storia con protagonista il papero più ricco del mondo che si trovava di fronte ad un pantheon vichingo molto particolare. Seppur riproponga alcuni dei grandi protagonisti delle storie mitologiche, qui reinterpretati come una razza aliena che entra in contatto con il pianeta Terra e dotata di particolari tecnologie e magie che ne plasmano le straordinarie abilità raccontate nelle leggende, il concetto di Valhalla è però qui snaturato, in quanto con questa parola viene identificato l’intero pianeta sul quale si trovano questi personaggi.
A proposito di fumetti, come dimenticare la invece più fedele serie Valhalla di Peter Madsen, che reinterpreta il mitologico luogo in chiave più divertente insieme a Odino, Thor e Loki dando vita a una delle serie a fumetti più longeve e apprezzate di sempre che diede inoltre vita anche ad un adattamento animato nel 1986.
Il capolavoro di George Miller, Mad Max: Fury Road, fonda inoltre buona parte della sua storia sull’ossessione per il Valhalla da parte del culto dei Figli di Guerra guidati da Immortan Joe. Il buon Joe si è evidentemente e chiaramente ispirato al reale concetto di Valhalla, per farne uno dei punti più importanti della sua “religione”, una sorta di premio al quale devono aspirare tutti i Figli della Guerra per le loro azioni compiute in vita. Un paradiso, un vero e proprio paradiso per tutti coloro che doneranno anima e corpo alla gloria del culto, disposti anche a sacrificare la propria vita in battaglia. In effetti, in una visione di questo tipo, estrema e da lavaggio del cervello come quella compiuta da Joe sui suoi adepti, il concetto di Valhalla calzava a pennello.
Proprio come accade, o meglio accadrà, per Vikings Valhalla, la serie TV spin-off dell’acclamata Vikings ordinata da Netflix che sì, forse non darà una rappresentazione fedele della gloriosa sala degli eroi della mitologia, ma che potrebbe andare a rappresentarne il significato reale per i possenti guerrieri vichinghi. Spinti dal solo pensiero che potesse esistere un luogo nel quale sedere a tavola con gli dèi dopo aver dimostrato il proprio valore, i grandi guerrieri del nord si rendevano protagonisti di imprese e battaglie incredibili.
Innumerevoli, poi, i videogiochi che hanno fatto proprio il concetto di Valhalla, così come la mitologia norrena stessa. Oltre al già citato God of War, la sala degli eroi di Asgard è stata fonte di ispirazione, più o meno fedele, per un numero impressionante di produzioni che si sono susseguite nel corso degli anni, a partire dal lontano Valhalla del 1983 firmato Legend fino al sicuramente più solare e colorato Valhalla Hills, passando ovviamente per Rune, Valhalla Knights, Jotun e Ragnarok. Il mondo dei videogiochi attinge sin dai suoi esordi alla gloriosa mitologia norrena, cosa che appunto farà anche Assassin’s Creed: Valhalla. In attesa di scoprirne di più sul gioco, abbiamo quindi fatto un piacevole tuffo nel calderone delle leggende dei Vichinghi, alla scoperta del Valhalla e di ciò che rappresentava per un guerriero. E chissà che questo Valhalla, nel nuovo gioco della serie, non rappresenti proprio l’ambito luogo di riposo per il nuovo Assassino…
L’immagine di copertina è una splendida creazione dell’artista Eugene Malinovski, disponibile su ArtStation.
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