Si parla tanto, fin troppo della “cattiva educazione” che i ragazzi ricevono dai videogiochi, soprattutto nei telegiornali. Ormai appena assistiamo a spiacevoli eventi del tipo:”Ragazzo uccide i genitori”, “ragazzo preso a pugni” o cose del genere, i telegiornali colgono l’occasione di incolpare i videogiochi come la causa principale della violenza giovanile. Ma sarà vero? Un esperto esprime la sua idea proprio su questo argomento.
Inizierei introducendovi l’argomento con uno studio del 2012, il quale affermava che l’utilizzo eccessivo di videogiochi sparatutto in prima persona ti insegnano, in qualche arcano motivo, ad utilizzare armi da fuoco anche nella vita reale. L’uomo dietro a questo studio chiamato “Boom, Headshot!:Effect of Video Game Play and Controller Type on Firing Aim and Accuracy” è Brad Bushman. Questo studio è stato retratto per riscontro di irregolarità. Quest’uomo ha dedicato molto tempo nella sua vita allo studio di tutte le sfaccettature della violenza, ed è stato inoltre un membro del comitato sulla violenza con armi da fuoco sotto le direttive dell’ex presidente degli Stati Uniti D’America, Barrack Obama. Bushman afferma che l’utilizzo di armi in videogiochi che ti inducono a sparare alla testa per ricevere più punti porta a replicare tutto ciò nella vita reale. Lo studioso conclude così:
L’esposizione abituale a giochi dove l’azione principale è sparare prevede un certa abilità nella precisione. Così, giochi di tiro violenti possono migliorare la precisione di fuoco ed invogliare i giocatori a mirare alla testa.
Vi garantisco che queste frasi non sono state prese dal famoso pro player di CoD Pamaj, che di solito consiglia di: “Aim higher”.
Ma scherzi a parte, tutto ciò è stato sfatato da un gruppo di ricercatori. Lo dobbiamo grazie agli sforzi di Patrick Markey e Malte Elson, provenienti rispettivamente dalla Villanova University e dalla Ruhr University Bochum. I ricercatori hanno affermato che Bushman era nel torto, ed hanno chiesto all’università dell’Ohio di retrarre lo studio, tutto ciò con il consenso dell’artefice.
Tutto è bene quel che finisce bene, così una volta per tutte le mamme disperate smetteranno di insinuare che i videogiochi portino alla violenza.
Tanto per buttare carne al fuoco ecco un altro articolo dove i media attaccano i videogiochi.
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