È Ghibli-mania. Dopo l’aggiornamento del modello di generazione immagini interno a GPT-4o, è nato un vero e proprio trend che consiste nel chiedere al modello di creare un’immagine in stile Studio Ghibli. Non solo è possibile generare da zero una nuova scena con questo specifico stile, ma (soprattutto) è possibile “ghiblizzare” una propria foto.
what if interstellar was a ghibli animation pic.twitter.com/AJsjpZ1RGK
— Kunal Bagaria (@kb24x7) March 26, 2025
Ma non siamo qui per parlare di questo. È nata anche una vera e propria ribellione da parte degli animatori nei confronti di questa ondata di intelligenza artificiale: “non è arte”, dicono. Ricorda un po’ quello che è successo con i copywriter, con i videomaker, con i musicisti e infine con i programmatori.
Se tutti sono in grado di “creare arte” (o meglio “rubare”, secondo alcuni), le vere opere perdono di valore. Ebbene, nel corso di questo brevissimo articolo osserviamo un paio di dati che indicano come questa Ghibli-mania abbia fatto in realtà bene, almeno nelle ultime settimane, allo Studio Ghibli stesso.
Alla ricerca dell’autentico
Diamo una semplice occhiata a quelle che sono state le ricerche su Google di recente. Ho svolto una ricerca veloce per vedere se, nel bel mezzo della Ghibli-mania data dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale, le persone fossero ancora interessate (magari anche più di prima?) a vedere le opere originali.
Di seguito i risultati, ottenuti tramite Google Trends, calibrati sugli ultimi 90 giorni e che riguardano le ricerche nel mondo intero. Ricordiamo che il nuovo modello di generazione immagini è stato annunciato da OpenAI il 25 marzo 2025.
Come potrete vedere, in alcuni casi ho ricercato nello specifico “(nome film) streaming”, per avere un’idea di quante persone fossero realmente interessate a guardare le opere; in altri, a causa della scarsa quantità di dati, ho preferito inserire solo il nome del film.
Iniziamo con Il mio vicino Totoro, una delle produzioni più amate dello Studio Ghibli, rilasciata nel 1988 e attualmente disponibile in streaming su Netflix.
In questo caso iniziamo a vedere come le ricerche abbiano avuto un’impennata proprio subito dopo il 25 marzo. L’espressione utilizzata, questa volta, combacia con il nome dell’opera (senza aggiungere “streaming”).
Subito dopo diamo un’occhiata alla Principessa Mononoke, opera rilasciata nel 1997 e attualmente disponibile in streaming su Netflix. In questo caso, ho cercato “Princess Mononoke streaming” per verificare se ci fosse stato un aumento dell’interesse nella ricerca della versione in streaming della produzione.
Anche in questo caso, possiamo notare un aumento del volume di ricerca subito dopo il 25 marzo, a dimostrazione del fatto che la Ghibli-mania ha fatto venire voglia alle persone di guardare (o di rifarlo per l’ennesima volta) alcuni dei film d’animazione più amati di sempre.
È il momento di Si alza il vento, rilasciato nel 2013 e attualmente disponibile in streaming su Netflix. Questa volta ho cercato solo il nome dell’opera, per avere un’idea più precisa del volume di ricerca nel tempo.
Ancora una volta, le ricerche nei confronti dell’opera sono aumentate subito dopo lo “scandalo” della Ghibli-mania legata a ChatGPT.
Per ultimo, diamo un’occhiata a Il ragazzo e l’airone, ultima delle opere di Hayao Miyazaki, rilasciata nel 2024 in Italia e attualmente disponibile in streaming su Netflix. In questo caso, ho cercato “The Boy and the Heron streaming”.
Infine, anche questa volta pare che la diffusione delle immagini realizzate tramite intelligenza artificiale in stile Studio Ghibli abbia fatto crescere l’interesse nei confronti dell’opera originale.
Insomma, ha veramente portato solo problemi questo trend?
I dati presentati forse non bastano per avere una risposta definitiva, ma certamente dimostrano che le persone, dopo aver visto l’ennesima foto dell’amico di turno in stile Studio Ghibli pubblicata nelle storie su Instagram, non hanno perso la voglia di fruire delle opere autentiche. Chissà che non sia tutta questa grande tragedia?
In questo senso, specialmente agli animatori che si sentono colpiti in questo periodo (ma non solo, lo stesso discorso vale anche per scrittori e programmatori), vi consiglio vivamente di guardare il seguente video del divulgatore e ricercatore Enkk, intitolato “Se l’AI è inarrestabile, cosa resta di umano?”. Forse il futuro è veramente sentirsi come Kasparov, eppure continueremo a giocare.
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